APPUNTI DISORDINATI DI UN VENTRILOQUO IN TRANSITO
“Nico’, da dove prendi spunto per i tuoi testi?”
Ebbene è complicato cercare di riassumere in un articolo come scrivere un testo che funzioni dannatamente bene, che arrivi al pubblico, che lo colpisca, che lo tenga inchiodato alla sedia.
Ed è proprio sul contenuto che c’è tutta la differenza del mondo. Non sulla tecnica, non su una particolare o speciale abilità. L’artista, il performer, va oltre il testo in ogni caso. Mi potrai obbiettare “ma se stai recitando Pirandello le parole sono importanti diamine!” E’ assolutamente così, ma l’intenzione dietro quel testo è di gran lunga la cosa che fa tutta la differenza del mondo, quella in cui alberga la differenza fra l’attore medio (cre?) e l’attore di successo, quello talentoso (ho precisato, perché talentoso e di successo non necessariamente coincidono). Fatta la piccola ma significativa digressione teatrale, per un performer la forma del contenuto è vitale, vince su milioni di testi, su tutte le parole del mondo. E questo “contenuto” non è di per se scrivibile, se non per larghe linee, perché è insito nell’artista stesso, lui ne è il portavoce e il titolare a pieno regime.
Non vuol dire che il testo non valga niente, anzi. C’è, è importante, è la linea guida, la struttura. Ma se questa non è supportata da quel guizzo che la colora, la macchia, la devia, la seduce e la innamora, rimane sterile e compromesso. Rimane fine a se stesso.
Allora qual’è il testo che funziona davvero?
Quello che lascia libero il personaggio di esprimere se stesso, di rappresentarsi, di venire fuori e farsi amare.
Di entrare in empatia, o in qualsiasi ruolo abbia tu scelto di porlo. L’artista è il vettore, il testo è un motivo, ma lo spettacolo lo fa il personaggio. E non mi riferisco solo al ruolo del ventriloquo, ma in qualsiasi arte performativa può valere questo paradosso.
Quindi lavora sui testi, ma fallo costruendo il personaggio giusto, con le caratteristiche che servono alla tua messa in scena, e lascialo libero di uscire dal testo stesso, per farsi reale, o per inventare la sua stessa vita.
Buon lavoro. A tutti e due.
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